Alcune testimonianze fanno riferimento alla cerimonia del “Tendere la corda” condotta dal faraone e dalla dea Seshat, a mio parere protettrice del polo nord celeste. Durante la cerimonia venivano traguardate due o più stelle che alla loro culminazione risultavano allineate verticalmente, così che il prolungamento al suolo di questo allineamento segnava la direzione del nord geografico. Questa particolare operazione, effettuata con uno strumento astronomico detto markhet costituito da un legno dotato di un lungo solco centrale, prevedeva la conoscenza di due stelle la cui congiungente passasse per la posizione del polo nord celeste.
Bisogna ricordare al riguardo che per il fenomeno della precessione degli equinozi, il polo nord celeste descrive una circonferenza con centro nel polo nord dell’eclittica in circa 26000 anni e che quasi mai esso coincide con una stella particolarmente brillante.
In passato ciò si è verificato solamente alcune volte e in modo particolare intorno al 2800 a.C. quanto il polo nord celeste coincideva quasi perfettamente con la posizione di alfa Draconis (Thuban).
Molti indizi lasciano intendere che gli astronomi egizi fossero a conoscenza del fenomeno della precessione degli equinozi o almeno dei suoi effetti e che dopo molti secoli o millenni di osservazione siano riusciti a determinare la circonferenza descritta dal polo nord celeste e lo spostamento del polo sulla circonferenza ideale di circa 1° ogni 72 anni.
E’ quindi molto probabile che gli astronomi egizi abbiano progressivamente cambiato le stelle il cui allineamento avrebbe consentito di determinare l’orientamento del nord geografico.
Sappiamo che almeno in un lungo periodo una delle stelle dovette appartenere al timone del Gran Carro, per cui è molto probabile che i differenti allineamenti abbiano interessato coppie di stelle dei due carri celesti, quelli che nei vari periodi avrebbero intersecato l’ideale circonferenza celeste proprio nelle vicinanze del Polo.
In considerazione che durante la IV dinastia, secondo la cronologia tradizionale, un buon allineamento poteva essere costituito dalle stelle zeta UMa e beta UMi, la ricercatrice inglese Kate Spence ipotizzò che la grande precisione dell’orientamento della Grande Piramide di Cheope (~3’) fosse dovuto alla casualità che l’allineamento fosse più preciso proprio in corrispondenza del regno di questo faraone e che gli errori maggiori degli orientamenti delle altre piramidi della III e IV dinastia fossero dovuti alla minore precisione dell’allineamento stellare, che a causa della precessione degli equinozi risultava spostato ad ovest od a est rispetto alla linea ideale nord-sud (Meidum: -20.6’, doppia pendenza: -17.3’, Rossa: -8.7’, Cheope: -3.4’, Djedefra: -48.7’, Chefren: -6.0’ e Micerino: +12.4’).
A meno dell’errore d’orientamento delle piramidi di Djedefra e Chefren, gli errori sembravano indicare una certa legge matematica, per cui la Spence mise in un grafico gli errori dell’allineamento stellare in funzione del tempo e pretese di trovare la data della cerimonia d’orientamento della G.P. sulla base dell’errore di -3.4’, assumendo inoltre che la data del 2480 a.C. presentasse un’indeterminazione di soli ± 5 anni (in bibliografia si trova la data del 2467 e quella del 2475 a.C.).
Il metodo del Transito Simultaneo proposto dall’egittologa sembra convincente, ma in realtà esso è affetto da una grave imprecisione. L’ipotesi che gli astronomi egizi abbiano considerato l’allineamento delle due stelle da lei considerate è arbitraria e la scelta di altre due stelle avrebbe portato ad un curva differente e conseguentemente a diverse datazioni.
L’archeoastronomo Juan Belmonte ha proposto per esempio che le due stelle scelte dagli astronomi egizi fossero delta UMa (Megrez) e gamma UMa (Phecda), ambedue situate dalla stessa parte rispetto al polo, ma è evidente che un altro allineamento poteva essere costituito da epsilon UMa (Alioth) e gamma UMi (Pherkad).
Il metodo proposto, sia con la coppia di stelle scelta dalla Spence, sia con differenti coppie, non giustifica l’errore d’orientamento delle piramidi di Djedefra e Chefren, errori che, in considerazione della vicinanza dei tre regni, sembrano essere abbastanza gravi e quasi sicuramente invalidanti per l’intera teoria.
L’accanimento terapeutico per la sopravvivenza della teoria portato avanti dal prof. Giulio Magli nel suo libro Misteri e scoperte dell’archeoastronomia, per cui una giustificazione dell’anomalo errore d’orientamento della piramide di Chefren potrebbe essere trovata con l’ipotesi che questa piramide sia stata costruita o anche solo orientata prima di quella di Cheope e che essa costituisse uno degli elementi di un complesso di due edifici progettati da uno stesso faraone, oltre ad essere in contrasto con l’egittologia tradizionale, sembra essere completamente infondata, non essendo ipotizzabile che Cheope potesse pensare di realizzare due “montagne”, anche nell’ipotesi più ottimistica di vivere per varie decine di anni.
Non è stato, finora, considerato che le datazioni al C-14 hanno anticipato la costruzione delle piramidi della IV dinastia di circa 400 anni, per cui tutti gli allineamenti proposti per il metodo del Transito Simultaneo perderebbero di significato e, in questo caso, è molto probabile che l’allineamento scelto dagli astronomi egizi per l’orientamento a nord delle piramidi fosse in realtà quello delle stelle eta UMa (Al kaid) e beta UMi (Kochab) o in alternativa quello delle stelle zeta UMa (Mizar) e gamma UMi (Pherkad)
E’ ancora possibile che per qualche motivo sconosciuto Chefren e Djedefra abbiano considerato un allineamento differente, che si è dimostrato meno preciso rispetto a quello scelto dagli altri faraoni della dinastia.